per i Pezzulli di Luciana Pennino: L’alimentazione al ritorno
Ricordo quando tornai da Creta: un agosto da sogno! Ero entusiasta di tutto quanto ci fosse in quell’isola!
Per sentir meno il distacco, e soprattutto per proseguire a provare esultanza e benessere, decisi che mangiare i cibi che avevo gustato lì, mi avrebbe aiutata.
Iniziai a preparare una volta alla settimana l’insalata con cetrioli, pomodori e feta, un’altra volta alla settimana la moussaka e la mattina non era colazione senza l’originale yogurt greco col miele.
Alla terza settimana, ammettendo con mestizia che i cetrioli mi erano pesanti, iniziai a eliminare l’insalata; alla quinta settimana, verificando che in realtà la moussaka mi si piazzava come un malloppo sulla pancia, incominciai a non cucinarla più, e dopo un mese anche lo yogurt col miele sparì perché lo digerivo dopo esatte 16 ore.
Ricordo quando tornai da Londra: una vacanza fantastica! Ero entusiasta di tutto quanto ci fosse in quella città!
Per provare ancora le sensazioni formidabili di quel periodo, decisi che mangiare i cibi che avevo gustato lì, mi avrebbe aiutata.
Iniziai a cucinare una volta alla settimana fish and chips, un’altra volta lo scotch egg – uova sode avvolte in carne di maiale, rivestite nel pangrattato e fritte – e la mattina non era colazione senza i pancake – ricetta inglese, si badi bene, diversa da quella americana.
A differenza dell’esperienza post-Creta, in questo caso ressi solo due settimane perché alla terza sarei stata ricoverata in gastroenterologia.
Ricordo quando tornai da Copenaghen: un viaggio straordinario! Ero entusiasta di tutto quanto ci fosse in quella città!
Per prolungare il piacere speciale di quei giorni, decisi che mangiare i cibi che avevo gustato lì, mi avrebbe aiutata.
Iniziai a cucinare una volta alla settimana lo smørrebrød, un’altra volta il fiskefrikadeller e la mattina non era colazione senza i kanelsnegle.
A differenza dell’esperienza post-Creta e di quella post-Londra, in questo caso ressi una sola settimana perché, allo spuntar della seconda, cominciai a non ritenere il cibo, rammentandomi che, perciò, non mangio mai all’Ikea.
Gli anni passano, lo stomaco non è più quello d’una volta: oramai, quando torno a casa da fuori, l’unica smania irrefrenabile che ho, è quella di una settimana di minestrina…
Luciana Pennino
“Noi siamo gli infelici schiavi del nostro stomaco.” (Jerome K. Jerome)